Blumone e dintorni
Varietà, serenità, bellezza
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E’ una delle sezioni più caratteristiche di tutto il massiccio, punto di congiunzione e contatto fra area alpina e prealpina. La varietà dei panorami e degli ambienti, che trova una conferma nella collaterale varietà geologica, la rende eccezionalmente interessante per la pratica di tutti gli sport alpini dal trekking allo scialpinismo, dall’arrampicata alla mountain bike. Un elemento accomunante è comunque identificabile nella bucolica tranquillità della zona che ha un unico punto di massiccia frequentazione rappresentato dalla conca del Lago della Vacca. Questo anche perché, al di là dell'indubbia attrattiva dei luoghi, vi alberga l’unico rifugio alpino della zona, il moderno e funzionale "Tita Secchi" provvisto tra l’altro di un ottimo locale invernale sempre fruibile. Per chi ama arrampicare, il Cornone di Blumone è tradizionalmente una delle montagne bresciane più apprezzate. Questo sia per la varietà degli itinerari che per la qualità della roccia generalmente da buona ad ottima nonché per la facilità di accesso: dal parcheggio della Corna Bianca in un’ora e mezza si tocca la base della parete Ovest della montagna. Accanto alla cima principale vi sono però altri siti assolutamente da visitare dalla solitaria ed intrisa di fascino parete Nord del Monte del Gelo al misterioso castello di roccia dalle ferrigne tonalità dello Scoglio di Laione posizionato al centro di uno splendido contesto. |
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Cornone di BlumoneUn imponente pezzo di storia dell'alpinismo adamellino |
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Costituisce per fama la "terza" cima del massiccio dopo la vetta culminante ed il grandioso Carè Alto. Se si guarda poi alla frequentazione non tanto della sommità pur gettonatissima ma del circostante, questo angolo del massiccio non teme concorrenza. In estate l’idilliaco Lago della Vacca, raggiungibile per un comodo sentiero, contribuisce ad innalzare il livello di interesse della zona. Innumerevoli le possibilità escursionistiche in ambienti particolarmente vari con numerose cime minori panoramicamente ottime. La recente costruzione del Rifugio "Tita Secchi" ha innalzato ancora di più la frequentazione costituendo il medesimo un ottimo punto di appoggio anche per lunghe traversate a partire dal celeberrimo sentiero n. 1 o "Alta via dell’Adamello". Nella stagione invernale il massiccio del Blumone offre alcune delle più belle scialpinistiche in terra bresciana dalla Conca del Listino al frequentatissimo Monte Bruffione. Ovvio che ad un tale interesse generale si sia accompagnato da sempre un occhio di riguardo anche da parte dei cultori della verticale. Il Cornone è di fatto letteralmente tappezzato di itinerari soprattutto sul suo versante meridionale. La roccia generalmente ottima non si accompagna purtroppo in molti casi ad una vera continuità verticale obbligando la complessità della struttura della montagna ad affrontare consistenti cenge o traversate. Sono comunque numerosi i tracciati veramente meritevoli alcuni dei quali divenuti ormai iper-classici ed altri che aspettano, meritandola, una riscoperta.
Caratteristiche La montagna offre una ventaglio ragguardevole di itinerari che vanno dalla salita propriamente classica all’itinerario moderno estremo. Il versante meridionale è un concentrato di itinerari; i settori più interessanti sono stati da tempo saturati per cui è abbastanza facile incrociare più itinerari o rintracciare chiodi o altra attrezzatura "fuori via" appartenenti a tracciati poco noti o non oggetto di sufficiente pubblicizzazione. Accesso Avendo come punto di riferimento il Rifugio "Tita Secchi", il Cornone di Blumone è raggiunto generalmente per il sentiero che risale la Val Cadino in c. 1,30 ore di cammino. E’ possibile anche percorrere una sconnessa strada sterrata che si imbocca sulla destra poco prima del parcheggio sito c. 1 km dopo il Goletto di Cadino nei pressi dell’omonima malga e che termina in località Corna Bianca (strada percorribile da mezzi fuori strada; calcolare c. 15/20 min. in meno di cammino). Punti di Appoggio Il nuovo e bellissimo Rifugio Tita Secchi al Lago della Vacca di proprietà della Società Alpinistica Ugolino Ugolini di Brescia è un eccellente punto di appoggio per tutte le ascensioni del versante Ovest della montagna e non solo (ottima base di partenza anche per lo Scoglio di Laione).
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Monte del GeloUno dei castelli di roccia più affascinanti del massiccio |
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Lontana dagli sguardi indiscreti, appartata in uno degli angoli più intatti del massiccio, sorge una delle strutture più complesse ed esteticamente belle di tutto l’Adamello. Già il suo nome incute un certo timore; sentore o monito di luogo freddo dove la neve alberga a lungo (è vero!!), i venti del Nord soffiano insistenti (è abbastanza vero…) e l’arrampicata è qualcosa che solo i pionieri d’antan con scarponi Galibier e brache a grosse coste di velluto potevano apprezzare (è clamorosamente falso!). Sicuramente una cosa è vera. Questa montagna, o meglio questa parete, visto che il solo versante Nord precipita verso la Val di Leno con grandi placche e superbi pinnacoli, non si mostra facilmente. Gli approcci, che si parta dalla piana del Gaver o dal Lago di Malga Bozzo, sono sempre di tutto rispetto. In compenso sia da una parte che dall’altra ci si muove in luoghi selvaggi ed intatti, si percorrono sentieri talvolta non segnalati e ci si imbatte in un sacco di bestie (a quattro zampe generalmente…). Per quanto concerne i sentieri uno su tutti è da menzionare. La straordinaria traccia che con un lungo traverso in quota percorre dal Passo del Gelo tutto il versante Est e poi quello Nord della montagna è un capolavoro di ingegneria militare. Edificato nel periodo del primo conflitto mondiale versa purtroppo in pessimo stato sul versante est della montagna che è il più esposto, mentre è quasi intatto laddove guadagna quota con sapienti diagonali nella successione di conche alla base della parete Nord fino a raggiungere il solitario passo Rondon. Meriterebbe sicuramente un recupero visto la bellezza del percorso e gli amplissimi scorci panoramici.
Caratteristiche La parete Nord del Monte del Gelo è costituita da una larga parete con altezza variabile dai 300 m ai 200 m che tocca il suo culmine nel settore centrale caratterizzato da bellissimi diedri regolari e poderosi speroni che danno alla montagna una spiccata individualità. Sulla sinistra la parete progressivamente declina verso il passo Rondon con placche sempre comunque molto verticali di ottima roccia mentre sulla destra si articola in grandiosi pilastri: il Pilastro Nord è una torre di 300 metri di rara eleganza e slancio con roccia compattissima ed è indubbiamente la struttura più affascinante della parete; più a destra il bel Pilastro Nord-Ovest che delimita la parete Nord dalla Ovest con forme ancora slanciate anche se meno appariscenti del Pilastro Nord. Alla sua destra la montagna degrada nella poco individualizzata e frammentata parete Ovest di roccia rotta ed erbosa incisa da grandi valloni interrotti da salti verticali. La roccia del versante Nord è una tonalite che va dal grigio chiaro a tonalità più scure; è generalmente ottima ed offre un’arrampicata di grande soddisfazione. E’ invece piuttosto rotta e coperta da un fastidioso lichene nero sul versante ovest, cosa che appare lampante sulla via del Pilastro N-O. Accesso La parete Nord del Monte del Gelo può essere raggiunta attraverso due diversi itinerari: o partendo dal Gaver in Val del Caffaro o dalla Val Daone per la Val di Leno. Quest’ultimo accesso ha senso nel caso si pernotti a Malga Gelo (vedasi Punti di appoggio). - Dal Gaver: L’Alta Valle del Caffaro si raggiunge da Brescia per la Valle Sabbia, il Lago d’Idro fino al bivio per Bagolino-Gaver. Dalla piana del Gaver (Hotel Blumon Break) si imbocca la strada sterrata per la Locanda Gaver e la centrale della Caffaro. Si parcheggia nei pressi della centrale e si prende il sentiero per il passo Termine che passa sotto il versante Est del Cornone di Blumone. Dopo circa un’ora e poco oltre il bivio per il Passo di Blumone (a sinistra), si perviene al Casinetto di Blumone (diroccato). Cinquanta metri dopo, parte a destra il sentiero per Passo Serosine e passo del Gelo. Imboccarlo e poco oltre l’attraversamento del torrente Caffaro, sotto una evidente palcca franosa di roccia chiara, lasciare a destra il sentiero per il passo Serosine e salire a sinistra una non evidente traccia per ripido pendio erboso. La traccia più avanti diviene un’ottimo sentiero che in mezz’ora porta al Passo del Gelo m 2315 (a sinistra l’imponente Cima Blumone, a destra i primi contrafforti del Gelo, sotto la testata della Val del Leno con la visibile Malga Gelo). Da questo punto si prende la spettacolare mulattiera militare che contorna la parete Ovest del Monte Gelo in direzione del Passo Rondon (attenzione a circa metà dove questa è franata, prendere con cautela una piccola traccia sottostante). Quest’ultimo tratto necessita di un’altra mezz’ora; in totale c. due ore e mezza per giungere al cospetto dell’imponente versante nord del Monte Gelo (ore 2.30 dalla centrale). - Dalla Val Daone: La Val Daone si raggiunge da Brescia per la Valle Sabbia ed il Lago d’Idro continuando per la Val Rendena fino a località Creto, frazione di Pieve di Bono. Da questa località si stacca la statale che in c. 4 km porta a Daone e successivamente a Bersone (frazione di Daone). Inoltrandocisi nella valle si raggiunge il pianoro di località Nives (diverse costruzioni e possibilità di ristoro). Dopo una strettoia ed una ripida balza si raggiunge il Lago di Malga Bozzo. La strada ne percorre la riva destra fino a superare il fiume Chiese per ponte in cemento. Subito dopo si lascia la statale per abbassarsi a sinistra al comodo parcheggio sito nei pressi della centrale ENEL. E’ possibile continuare ancora per breve tratto in automobile costeggiando le recintate installazioni della centrale fino ad un piccolo parcheggio ma conviene lasciare l’autovettura al parcheggio della centrale in quanto più visibile e frequentato. A piedi si costeggia la centrale percorrendo una carrareccia subito immersa nel bosco fino a transitare sotto l’imponente cascata della Regina del Lago celeberrima meta invernale per l’ice climbing. Poco dopo (segnalazioni) si inizia a risalire il ripido sentiero che permette di superare il salto alla sinistra della Regina del Lago fino al piatto inizio della stupenda Val di Leno. La si risale tutta fino al bell’anfiteatro del Circolo del Gelo sulla sinistra del quale, su un dosso, sorge la Malga del Gelo. Si continua per poco in direzione del passo del Gelo lungo il sentiero segnalato per il Passo de Termine abbandonandolo quando traversa il torrente. E’ possibile sia salire un sentiero non segnalato sulla sinistra del torrente (traccia poco identificabile in salita, molto più facile da seguire in discesa!) che risalire direttamente il torrente di grossi massi e macigni (in salita senza o con poca acqua è la soluzione migliore). Si raggiunge in entrambi i casi l’inizio del piatto vallone che adduce al solitario Circolo Superiore del Gelo (nevaio fino a tarda stagione). Si percorre tutto detto vallone fino al circolo; da qui si identifica sulla sinistra il più agevole passaggio per raggiungere il sentiero che provenendo dal Passo del Gelo taglia tutto il versante Ovest della montagna. Raggiuntolo con percorso un poco disagevole ma privo di difficoltà, lo si segue fino ad accedere alla conca alla base della parete Nord da cui in breve per poco ripido pendio morenico agli attacchi (ore 3.30 dal Lago di Malga Boazzo). Punti di Appoggio Se si parte dal Gaver il percorso è più breve ma non vi sono punti di appoggio intermedio; risulta comunque affascinante la soluzione di campeggiare al passo del Gelo o poco più in basso nei pressi di una idilliaca conca erbosa con sinuoso torrentello. Se si parte della Val Daone, la Malga del Gelo è un ottimo punto di appoggio. Offre un pernottamento rustico (portare materassino e sacco a pelo) ma più che dignitoso. La malga è solitamente utilizzata per la pastorizia durante i mesi estivi; si raccomanda conseguentemente il massimo rispetto per le attrezzature e i generi di consumo in loco.
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Scoglio di LaioneUna guglia di granodiorite in un ambiente da Highlands |
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Il bellissimo castelletto roccioso dello Scoglio di Laione domina con pareti verticali di scura ferrigna granodiorite un paesaggio che con un po’ di nebbia o nuvole basse, complice il rudere di una fortificazione bellica, può essere scambiato per un verde altipiano scozzese. Tutta la zona circostante merita una visita anche solo escursionistica per i suoi vasti panorami, le sue belle cime e la tranquillità dei luoghi. Lo Scoglio può essere raggiunto anche dal Lago della Vacca passando per il rifugio Tita Secchi; un avvicinamento diretto dalla verde piana del Gaver risulta più affascinante anche se forse un pizzico più faticoso. Il modo migliore per visitare questo remoto pinnacolo rimane comunque indubbiamente quello di piazzare una tenda un paio di giorni nella bella piana erbosa sita ai suoi piedi adorna di un sinuoso placido fiumiciattolo. Detta piana è raggiungibile in circa un’ora e mezza di cammino da località Gaver. Questa soluzione permetterebbe di salire, con riferimento al secondo giorno, più di un itinerario in giornata dei diversi presenti rendendo giustificato il non indifferente approccio.
Il trapezio dello Scoglio di Laione con le sue due cime.
In apertura sulla Cima Sud, via "Prima scintillazione"
In apertura della "Little Scotland" alla Cima Sud.
Resti di fortificazioni belliche del 15-18 sulla sommità della Cima Sud
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Caratteristiche Lo Scoglio di Laione in verità non è una montagna ma un significativo stacco altimetrico caratterizzante la grande conca a sud est del Monte Listino. Di fatto ne costituisce una sorta di diga corrente dalla ben identificata depressione del Passo del Termine alla meno accennata sella della Porta del Caffaro. Ad un verticale ed articolato versante orientale di forma vagamente trapezoidale, lo Scoglio si mostra quale insignificante rialzo sul versante opposto dove con poche e brevi balze erbose si ricongiunge con il vasto altipiano detritico poco sotto la depressione di cresta 2672 m compresa tra la Cima di Mare 2738 m e la Cima di Laione 2757 m. La qualità della roccia di questa curiosa formazione rocciosa unitamente ad una inusuale verticalità per pareti adamelline, ha portato negli ultimi anni all’apertura di diversi itinerari che spaziano dalla via alpinistica classica di carattere eminentemente esplorativo, alla via sempre classica ma di difficoltà più elevata tesa all’identificazione del tracciato più diretto possibile fino a giungere alle recenti realizzazioni di alta difficoltà. Vi è conseguentemente la possibilità, vista anche la brevità e facilità del ritorno alla base della parete, di effettuare più di una via in giornata o comunque nell’arco di un paio di giorni coniugare, a seconda delle proprie capacità, dello stato d’animo o dell’allenamento, più ascensioni tra loro differenti sia per interesse che difficoltà. Il tutto in un ambiente di notevole impatto in grado di trasmettere una piacevole sensazione di lontananza e distacco dalla "civiltà". Circa le caratteristiche arrampicatorie della montagna, va tenuto presente che lo Scoglio, per la relativa difficoltà di accesso e la recente valorizzazione alpinistica, non è stato finora molto frequentato. E viste le tendenze arrampicatorie degli ultimi anni, è ampiamente probabile che questo luogo continui ad essere tranquillo anche in futuro. Ne consegue che, al di là delle relativa brevità degli itinerari e della qualità della roccia, è indispensabile munirsi di un sufficiente grado di autonomia alpinistica per poter veramente apprezzare una visita a questo sito così particolare e ricco di fascino. Accesso La parete Est dello Scoglio di Laione può essere raggiunta attraverso due diversi itinerari: - Dal Gaver: Dalla piana del Gaver si risale il sentiero per il Passo del termine fino al diruto Casinello di Blumone (ore 1.30); si continua fino a superare una balza nei pressi dei ruderi di una fortificazione bellica. Da qui diviene visibile lo Scoglio di Laione. Si abbandona il sentiero abbassandosi ad una piana erbosa. Risalire di seguito con evidente ma faticoso percorso il ripido versante erboso successivo fino alla base della parete (ore 2.30). - Dalla Val Cadino: Dal parcheggio antistante Malga Cadino della Banca 1840 m, seguire il sentiero che attraverso il Passo della Vacca conduce all’omino lago e al nuovo e bellissimo rifugio Tita Secchi di proprietà della Società Alpinistica Ugolino Ugolini di Brescia (ore 1.30). E’ poi necessaria un’altra ora per raggiungere il Passo di Blumone dal quale in c. 20 minuti si raggiunge la base della parete (complessivamente c. 3.00 ore). Percorso più lungo ma sicuramente più comodo che può inoltre contare a suo favore l’appoggio logistico del rifugio. Di converso l’ambiente d’accesso è meno selvaggio rispetto al versante meridionale e tutto sommato meno caratteristico. Punti di Appoggio Se si parte dal Gaver e si intende bivaccare è sicuramente conveniente farlo una volta acceduti alla conca alla base della guglia. Un posto eccellente è l’evidente e piatta depressione che si attraversa prima di affrontare la ripida risalita del versante erboso alla base della guglia. Vi è acqua fino a stagione inoltrata. Altro posto decisamente più affascinante, è il breve gradino erboso immediatamente prima del ripido pendio detritico che conduce sotto la parete. Un poco più scomodo anche se vi sono buone piazzole mentre l’acqua la si trova grazie ad un piccolo torrentello; ma questo dipende anche dal tipo di stagione più o meno piovosa e comunque da agosto in poi generalmente il piccolo corso d’acqua sparisce. Se si parte dalla Val Cadino è ovvio e abbastanza comodo usufruire dell’ottima ospitalità del Rifugio Tita Secchi al Lago della Vacca. In questo caso è consigliabile abbinare una salita al remoto Scoglio di Laione con una delle molteplici possibilità offerte dal vicinissimo versante sudoccidentale del Cornone di Blumone; questo onde evitare di replicare il noioso accesso attraverso il Passo di Blumone.
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Falesie del "Belvedere" e "Piana del Gaver"Sugli scudi d'argento della più incantevole falesia adamellina |
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Scrittore, esploratore, scienziato autodidatta, precursore del conservazionismo, Jhon Muir è stato un personaggio chiave di quel movimento che per primo in America, grazie forse alla ritardata “civilizzazione” e alla conseguente integrità di grandi spazi naturali, ha portato al pronunciamento dei principi cardine della moderna ecologia. Le sue opere sono ancora oggi, prime fra tutte “La mia prima estate sulla Sierra” edita in Italia dalla Vivalda di Torino, letture piacevoli e coinvolgenti. Pagine nelle quali la ricerca della simbiosi fra il percorso dell’uomo e quello della natura è costantemente avvertibile traducendosi nella ricerca di un equilibrio forse impossibile, forse necessariamente ed inevitabilmente estemporaneo. Processo sicuramente già impegnativo calato nell’epoca di Muir; ma che si fa estremo impattando con i canoni della vita contemporanea. Il tutto in una ricerca che diviene sempre più difficile, sempre più spasmodica, quasi che le poche ore trascorse nel trascendente rapporto con la roccia ed il suo circostante consentano di rintracciare, sempre per attimi troppo brevi e transitori, sempre nell’alveo di brucianti sensazioni, una riequilibrante ancestrale estasi che dentro di noi avvertiamo pur nell’incapacità di saperla definitivamente concretizzare catturati da mille esigenze, impegni, distrazioni. Arrampicare è la ricerca di un qualcosa che già latente è dentro di noi ma che solo il calarsi in una realtà altra è in grado di donarci. | ||||
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La falesia del "Belvedere" è davvero un piccolo gioiello. E’ difficile riuscire ad immaginare in uno spazio tutto sommato ristretto il riunirsi di tanti fattori tali da configurare uno spaccato di ambiente alpino così perfetto, quasi agiografico. Il breve sentiero che risale un bellissimo bosco di abeti, la vicina cascata la cui voce va e viene portata od ottusa dal vento; una cengia orizzontale alla base di un muro argento con striature nere; un grande larice dal tronco nodoso e ricurvo le cui ariose fronde sfiorano la parete rocciosa; il tutto impreziosito dalla vicina visione del possente Cornone mentre più in basso si apre la verde spianata del Gaver incredibilmente salvatasi nel corso degli anni dalla speculazione edilizia; eppure sembra l’ideale location per un bel villaggio turistico finto alpino con tante casettine, belle affastellate le une alle altre… Mah, sicuramente qualche valorizzatore vi avrà pur fatto qualche pensierino. Per ora, si reputa fortunatamente, la meravigliosa piana dove scorre il torrente Gavero può essere ancora apprezzata nella sua quasi originaria bellezza.
Lì vicino, o meglio ai piedi della struttura principale, si trova la piccola falesia della "Piana del Gaver" nota anche come settore "Alle cave". Nettamente distinta, offre itinerari di un certo interesse e può essere presa in considerazione come valida alternativa anche se la location è decisamente meno attraente. Caratteristiche Il settore "Belvedere" è costituito da una struttura posta al di sopra della piana del Gaver in posizione semplicemente meravigliosa; in pochi minuti di cammino ci si pone completamente al di fuori del mondo e gli unici rumori divengono il simpatico ciangottare di un vicino torrentello e il penetrante urgere del vento tra le fronde dei larici a sfiorare la parete. Le linee presenti offrono una certa varietà anche se prevale l’arrampicata di placca talvolta estrema; non mancano comunque altre gestualità tipiche dell’arrampicata su granito, dalle lame verticali da affrontarsi con vigorosa arrampicata di opposizione alle fessure. Il settore meglio attrezzato è quello centrale dove vertono anche gli itinerari più difficili; a sinistra la chiodatura è più antiquata (spit da 8 mm generalmente) e disturbata da colate presenti per gran parte dell’anno; a destra, nonostante si faccia più distanziata, la chiodatura permane ottima e le linee molto apprezzabili. Nei settori laterali, in considerazione di quanto sopra argomentato, è consigliato ai meno esperti l’utilizzo del casco. Accesso La spianata del Gaver si raggiunge dal Lago d’Idro transitando per Bagolino e località Val Dorizzo in c. 15 km per comoda strada asfaltata. Numerose le possibilità di ristorazione e pernottamento offerte in loco. Per raggiungere il settore "Belverdere", una volta giunti all’Hotel Blumon Breck, abbassarsi per piatta strada sterrata fino all’ampio parcheggio nei pressi della caratteristica Locanda Gaver. Da qui si segue la strada ancora per c. 1 km fino alla centrale della Caffaro S.p.A.; lasciare a sinistra un cascinale ed inoltrarsi per pochi minuti nella piana per poi attraversarla nettamente a sx in direzione della montagna fino a delle segnalazioni “Palestra di roccia”; seguire il sentiero all’inizio scosceso e ripido fino ad inoltrarsi nel bosco per poi descrivere in fine un diagonale portandocisi sotto le evidenti placconate della falesia. Per il settore "Piana del Gaver", una volta inoltratisi nella piana, invece di piegare verso il dorso boscoso che dà accesso al superiore settore prima descritto, contornare con percoso evidente per mezzo di una stradina a fondo erboso il dosso stesso lasciandoselo a sinisitra fino per poi costeggiarlo per comodi prati (fondo marnoso dopo abbondanti precipitazioni o ad inizio stagione) fin sotto la parete. Posto molto adatto anche a chi si muova con prole al seguito o con principianti vista anche la presenza di una breve struttura con itinerari introduttivi. |
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